Press "Enter" to skip to content

Moda sostenibile, evoluzione e consigli per gli acquisti

Evoluzione della moda sostenibile

Sentiamo sempre più spesso parlare di moda sostenibile, la quale viene spesso associata ad altri termini come moda ecologica, moda etica e slow fashion (moda lenta), ma cos’è esattamente e come si sta evolvendo nel corso degl’anni?

L’evoluzione della moda sostenibile in Italia è ben descritta in questo articolo di Vesti la natura, una rivista che si occupa di monitorare la moda sostenibile nel mondo e riportare queste informazioni nel nostro paese, con l’obiettivo primario di diffondere i concetti alla base di questo movimento, incentivando i negozi retail ad integrare prodotti ecologici ed i consumatori ad acquistarli.

Quello che sta accadendo in quei paesi dove la moda sostenibile si sta rapidamente diffondendo, è una pericolosa forma di Green Washing, dove piccoli e grandi marchi iniziano a parlare di etica e sostenibilità semplicemente perché utilizzano 1 materiale ecologico, oppure creando collaborazioni con associazioni no-profit e donando una piccola percentuale dei loro introiti (magari di un singolo prodotto) per azioni benefiche.

Questi piccoli gesti sono senza alcun dubbio lodevoli, ma per parlare di moda sostenibile occorre ben altro.

Prima di tutto si deve capire dove queste aziende producono i loro indumenti: India, Bangladesh, Cina, Vietnam, Cambogia, ma anche paesi più vicini come Romania, Albania, Serbia, sono paesi dove la manodopera ha un costo irrisorio, e dove la maggior parte dei brand di moda localizzano la loro produzione e/o i loro fornitori.

Possiamo parlare di moda sostenibile se un prodotto è realizzato in Bangladesh oppure in uno dei paesi citati? La risposta è “ni”. Quando l’etichetta riporta il made in Bangladesh dovrebbe farci riflettere sul fatto che chi ha prodotto quell’indumento guadagna meno di 30 euro al mese. Questa cifra non si scosta di molto negli altri paesi citati.

Lo stesso indumento prodotto in Italia, a parità di qualità e materiale, può costare all’azienda anche 10 volte in più. Comprendiamo quindi perché le grandi aziende decidano di delocalizzare le proprie attività produttive, oppure di rivolgersi direttamente a fornitori esterni. Questo è certamente un problema politico, che prima o poi la civiltà dovrà affrontare con forza e convinzione.

Ma noi consumatori cosa dovremmo fare? Di certo l’interesse dei consumatori verso il tema ambientale è in forte ascesa, come possiamo leggere in questo articolo, e se fossimo realmente consapevoli dei disastri ambientali e sociali causati dall’industria tessile dovremmo cercare di spendere di più acquistando prodotti davvero etici e sostenibili, facilmente riconoscibili grazie alle etichette.

Possiamo infatti acquistare serenamente anche prodotti made in India, ma solo se questi riportano determinate etichette, garanti di una produzione socialmente etica, o ecologica, o di entrambe le cose (ne esistono circa 30, ognuna con i suoi scopi/obiettivi).

La moda sostenibile, quindi, non è solo “preservare l’ambiente”, e non corrisponde esclusivamente ad un prodotto a basso impatto ambientale come potrebbe essere un materiale derivato dal riciclo di risorse esistenti. Diffidate da chi dice il contrario, poiché l’uso di un materiale ecologico è il primo passo, ma non la soluzione definitiva.

3 elementi chiave della moda sostenibile

  • Utilizzo di materiali a basso impatto ambientale
  • Filiera di produzione sostenibile e trasparente
  • Responsabilità sociale certificata

Questi 3 elementi sono certamente gli aspetti principali che dovremmo valutare prima di definire un marchio di moda, o un singolo prodotto, come parte della moda sostenibile. Ma come possiamo fare per valutarli?

  • Prima di tutto dovremmo conoscere le certificazioni tessili, poiché queste sono alla base della moda sostenibile. Richiedono comunque un minimo di studio e ricerca;
  • Esistono alcuni strumenti online che possono aiutarci, tra questi possiamo segnalare Fashion Checker, un progetto ideato dalla più grande organizzazione a tutela del settore tessile: Clean Clothes;
  • Consigliamo anche di trovare informazioni online sul proprio brand preferito, o di chiedere allo stesso brand la loro politica ambientale/sociale. Questo nel caso in cui acquistiamo spesso lo stesso marchio;
  • Sconsigliamo invece l’acquisto nelle grandi catene di distribuzione della fast fashion, ed in generale la moda low cost. Tutti questi prodotti non hanno nulla di etico o sostenibile;
  • L’acquisto di prodotti locali (artigianali, sartoriali) è sicuramente una forma di sostegno verso l’evoluzione della moda sostenibile.

Questi sono validi consigli per iniziare ad acquistare prodotti di moda sostenibile, adesso dobbiamo solo comprendere se per noi il gioco vale la candela. Siamo disposti ad informarci dedicando la nostra attenzione verso questo tema? Siamo altresì disposti a spendere qualche euro in più con la consapevolezza che questi possano fare la differenza?

Comments are closed.