Le credenze errate nella psicoterapia individuale
Recentemente, mi sono ritrovata a sfogliare Istruzioni per rendersi infelici, libro del sociologo Paul Watzlawick che avevo letto qualche anno fa e che percorre una sorta di viaggio per educare alla capacità di rendersi infelici.
Si tratta di una parodia di alcuni libri di auto-aiuto, che spesso con poche (o nessuna) base teorica scientifica, si propongono di aiutare le persone a ritrovare la serenità.
Non bisogna però fare di tutta l’erba un fascio, infatti, nella psicoterapia individuale è consuetudine che vengano consigliati libri di auto-aiuto, realizzati da professionisti, che possono favorire un percorso terapeutico positivo.
I libri di auto-aiuto nella psicoterapia individuale
A quale scopo una persona che sta seguendo una terapia individuale dovrebbe leggere un libro di auto-aiuto?
Ci sarebbero tante risposte tecniche e teoriche, ma proviamo a semplificare: se andaste ad un corso di chitarra, a casa non vi esercitereste sullo strumento? Non comprereste qualche canzoniere o manuale, magari facendovi consigliare dallo stesso insegnante?
All’interno del nostro blog, spesso recensiamo e consigliamo diversi libri, che possono essere utili sia a chi è curioso riguardo l’approfondimento e la riflessione su sé stesso, sia a persone che stanno già intraprendendo un percorso di psicoterapia individuale.
Alcuni esempi di libri utili nella psicoterapia individuale cognitivo comportamentale
Recentemente, abbiamo recensito “Avrò chiuso la porta di casa?”, della psicologa Susan Fricke e della psichiatra Iver Hand, che racconta il disturbo ossessivo-compulsivo come “un ospite indesiderato” che si intrufola in casa.
Un altro libro curioso e interessante è “I doni dell’imperfezione – abbandona chi credi di dover essere e abbraccia chi sei davvero”, normalmente suggerito nelle terapie cognitivo comportamentali alle persone particolarmente critiche verso loro stesse o con rigidità di pensiero.
All’interno dei libri di auto aiuto vengono analizzati un’ampia varietà di disturbi e di situazioni che possono portare alla loro insorgenza, ma vorrei soffermarmi su uno in particolare, analizzato nel libro di Watzlawick: la capacità di costruire pensieri distorti e negativi senza nessuna base oggettiva da cui partire.
Creare un pensiero distorto: l’esempio del martello
Un uomo deve fissare un quadro, ha il chiodo ma non il martello, così pensa di chiederlo al vicino.
A questo punto però gli sorge un dubbio: “e se non me lo volesse prestare? Ieri mi ha salutato appena. Forse era di fretta, o forse la fretta era un pretesto e in realtà ce l’ha con me.
E perché? Non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile io glielo darei subito. Perché lui no? Come si può rifiutare un così semplice piacere? Certa gente così rovina l’esistenza agli altri.
E per giunta, crede che abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. Adesso basta!”
Così l’uomo si precipita dal vicino, questo gli apre, e ancor prima che possa dire “buongiorno” l’uomo gli urla contro “si tenga pure il suo martello, villano!”
(Da Istruzioni per rendersi infelici)
Questo esempio, volutamente esagerato, sottolinea però in modo piuttosto chiaro le diverse fasi che possono portare alla costruzione (e alla convinzione della veridicità) di un pensiero distorto.
Ci si può convincere che una risposta fredda sottintenda dell’astio, senza calcolare magari che quella persona aveva avuto una brutta giornata, un litigio oppure aveva fretta.
Un rifiuto o una risposta negativa può portarti a generalizzare il fatto che nessuno ci ascolti o ci dia retta, mentre magari scegliamo di rivolgerci alle persone sbagliate, o lo facciamo nel momento peggiore per loro.
Nella psicoterapia individuale cognitivo-comportamentale
Modificare di un pensiero distorto, è certamente uno dei principali obiettivi che si pone chi intraprende un percorso di psicoterapia individuale: questi tipi di pensiero, infatti, spesso portano all’insorgere di disturbi ed ossessioni, che portano una persona a chiudersi e vivere con difficoltà la propria quotidianità.
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